Notizie dal Fronte

L'attacco alla famiglia tradizionale

Ultimamente la cronaca politica e sociale ha indirizzato più volte il tema dell’opinione pubblica verso la legittimazione della “non sacralità” della famiglia, in vari modi: divorzio facile, matrimonio e adozioni gay (con la logica e conseguente proposta di inserimento nel percorso formativo della scuola primaria degli insegnamenti inerenti agli studi di genere, o gender theory), fino a arrivare alle coppie di fatto.

L’azione mediatica che le lobby dell’informazione stanno esercitando su tutti noi è quella di legittimare queste ideologie (tutte a discapito di quella che viene denominata, a volte con connotazioni spregiative ”famiglia tradizionale”). Basta fare un po’ di zapping fra le varie emittenti TV, ascoltare la radio, sfogliare un quotidiano o una rivista patinata, o ancora andare al cinema, per vedere sempre più spesso portate all’attenzione del grande pubblico situazioni in cui la centralità della famiglia viene messa in discussione, a volte anche tramite storie strappalacrime ma che diventano tali solamente perché i due protagonisti sono dello stesso sesso (è interessante osservare come se fossero due etero, la notizia, non farebbe notizia). In questa sede, non si vuole assolutamente spostare l’ago della bilancia contro o a favore di queste tematiche su citate, bensì far notare come tutti i Media e da qualche tempo a questa parte propongano questi nuovi modelli, che via via, meccanismo naturale, verranno assimilati ed interiorizzati da tutti, verranno cioè legittimati. Per dirla in altre parole, la non legittimità della famiglia tradizionale verrà vista come lo stato normale delle cose, in favore del “fai ciò che vuoi”. La domanda sorge spontanea: Perché? Perché i media (o i loro padroni, economici, sia chiaro, non amministrativi) non fanno altro che riproporre questi nuovi modelli? La risposta è ben più ovvia di quanto si pensi: per distruggere i legami familiari. Distruggere i legami familiari significa rendere isolate le persone. Renderle “atomizzate”, smarrite in un flusso continuo di non riferimenti. Questo processo, ha una finalità che dovrebbe farci tremare un po’: quella di renderci totalmente dipendenti dallo Stato. In uno scenario in cui i valori familiari non hanno più lo stesso peso, conterà di più il sussidio pensionistico che lo stato “promette” (anche se ormai il sistema è arrivato al collasso), oppure le cure del sistema sanitario pubblico (tagli su tagli ormai, è vero). In passato, prima che gli Stati occidentali promuovessero queste manovre di miglioramento della qualità della vita dei cittadini, chiamate Welfare State, erano le famiglie a prendersi cura degli anziani e degli ammalati, oltre che le prime “istituzioni” a fornire educazione e sostegno morale ed economico. Meccanismo mediante il quale la famiglia tradizionale espletava l’importante funzione di aggregazione e coesione sociale . Oggi invece lo Stato (inteso come istituzione, di qualunque nazionalità essa sia) non sta facendo altro che insinuarsi subdolamente nell’intimità degli individui, sostituendosi alle funzioni assolte dalla famiglia tradizionale. Sembra una manovra fine a se stessa? Assolutamente no. Le lobby economiche, il cui obbiettivo finale è quello di controllare tutto e tutti, devono adoperarsi anche in tal senso, per conseguire questo obiettivo. A questo punto sembra quasi doveroso osservare come Veronica Roth nella sua opera “Divergent” abbia posto l’attenzione proprio sulla dissoluzione della famiglia in favore di un associazionismo politico, rappresentato dalle fazioni (Eruditi, Pacifici, Abneganti, ecc) dipinte come più importanti della famiglia stessa. In quest’ottica le fazioni non rappresentano solo gli strati sociali, ma un vero e proprio progetto socio-politico di dissoluzione della famiglia (tanto da propagandare il motto “La fazione prima del sangue”), in favore di un’istituzione Padre e Madre allo stesso tempo, con a cuore il benessere dei propri amati figli. È interessante osservare come questo scenario sia già stato evidenziato brillantemente nel 1948 da George Orwell, con il suo celebre romanzo “1984”: in quest’opera il mondo presentato è quello post-bellico di una terza guerra mondiale, da cui, emerse tre super potenze che si spartiscono il mondo, il governo si pone come “Grande Fratello” che guida e ama tutti i cittadini. Il Grande Fratello ti dice cosa devi pensare e come devi comportarti, monitorandoti sempre, h24, tramite una fitta rete di videosorveglianza, e un’efficientissima rete di forze dell’ordine. Ogni “divergente” dal sistema, viene considerato uno Psico-criminale (il solo pensare di non essere d’accordo, è un crimine, perseguibile con tortura e morte), e ciliegina sulla torta, sono proibiti e perseguiti come reati contro lo stato i rapporti sentimentali e sessuali, a favore della procreazione esclusivamente assistita. E questo, ovviamente, finalizzato all’unico obbiettivo di dissoluzione della famiglia tradizionale, in favore della venerazione e devozione totale a quel Grande Fratello (personificazione umanizzata dello stato), che ti guarda sempre e che sopperisce a tutte le tue necessità, che ha a cuore te insomma. Molto spesso quello che vediamo, è solo un piccolo pezzo di un puzzle più grande. Dovremmo sempre chiederci il perché di tutto quello che ci viene proposto, senza limitarci a “fagocitare” senza senso critico quello che vogliono farci credere. Anzi, imporre.

Articolo scritto il 25/05/2015 da Notizie dal fronte

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