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Privacy, applicazioni e pandemia: come cambierà il nostro mondo

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella conferenza stampa del 10 aprile, ha annunciato che per la "fase 2" dell'emergenza legata al Coronavirus si avvarrà di un Comitato di esperti in materia economica e sociale. Il Comitato opererà coordinandosi con quello tecnico scientifico e a presiederlo sarà il Dott. Vittorio Colao. 

Vittorio Colao è l'ex amministratore delegato della Vodafone. Il suo ruolo di eccellenza negli affari aziendali lo ha portato ad essere uno degli invitati alla 66esima riunione del Gruppo Bilderberg del 2018, l'esclusivo club cofondato dalla famiglia Rockefeller nel 1954. La Rockefeller Foundation collabora con la Bill&Melinda Gates Foundation, organizzatori dell'Evento 201, che ha avuto lo scopo di simulare una pandemia mondiale due mesi prima della diffusione del Covid-19; la coincidenza ha fatto credere che quanto detto sull’origine del virus non corrisponda alla verità.

Le riunioni del Bilderberg si svolgono rigorosamente a porte chiuse, secondo un programma che include grandi temi di respiro internazionale. Una caratteristica che contribuisce ad alimentare decisamente la tensione attorno alla riunione annuale del Bilderberg, è il fatto che i giornalisti non siano invitati e che nessuna notizia possa trapelare in merito ai contenuti del convegno.

Proprio la natura pseudo-massonica degli incontri ha generato una diffusa e convinta serie di teorie complottiste secondo le quali i potentissimi membri del congresso perseguirebbero l'obiettivo finale di plasmare e comandare il mondo globalizzato secondo un "nuovo ordine mondiale" disegnato da un'élite di oligarchi.

In questo contesto, dunque, si inserisce la figura del Dott. Colao il cui team dovrà, secondo le parole di Conte, "modificare le logiche dell’organizzazione del lavoro sin qui consolidate, di ripensare alcuni radicati modelli organizzativi di vita economica e sociale".

Dalla conferma della carica vediamo già i primi provvedimenti: Colao dice sì all'adozione dell'applicazione “Immuni”, ideata dall’azienda milanese Bending Spoons, con l'intento di poter controllare e contenere i contagi dovuti al Coronavirus.

L'applicazione è un supporto tecnologico di contact tracing, ovvero di tracciamento dei contatti, il processo con il quale, una volta individuata una persona contagiata, si ricostruiscono i suoi incontri precedenti per trovare le persone che può avere a sua volta infettato. L'App, così, velocizza e rende più certa la ricostruzione dei contatti. Il ministero dell’Innovazione ha spiegato di averla scelta perché grazie al bluetooth permette agli smartphone di riconoscere e registrare i codici identificativi degli altri smartphone, sempre dotati di Immuni, che si trovano nelle vicinanze. Nel caso in cui il test relativo al Covid-19 risulti positivo verrà fornita una chiave atta a sbloccare la lista dei codici degli altri utenti che così verranno avvisati con una notifica. 

Benché tutto ciò possa sembrare alquanto utile, l’altro lato della medaglia è dato dal fatto che sarà molto semplice tracciare tutti gli spostamenti di chi sceglierà di scaricare Immuni, seppur il ministero dichiara che, al momento, l'applicazione non utilizza Gps e quindi non sarebbe in grado di localizzare i soggetti nello spazio. L’applicazione dovrebbe quindi limitarsi a localizzare i contatti tra i vari dispositivi, anche se si continuano a utilizzare termini come "mappatura". Inoltre, il ministero afferma che i dati raccolti saranno «resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato», anche se il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, ha dichiarato che i dati verranno salvati su server pubblici italiani e che ciò sia l’unica alternativa al lock-down, costringendo quasi gli italiani ad un aut-aut tra tracciabilità o quarantena.

Nel frattempo, in questa atmosfera tecnologica e in assoluto silenzio, arriva un'altra App, ideata dai due colossi Apple e Google: IO.

IO è l'App con la quale un cittadino può svolgere molteplici azioni grazie al proprio telefonino: iscrivere i figli a scuola, pagare una multa, le tasse, ricevere i risultati di un esame clinico, prenotare la carta d’identità elettronica, ecc, digitalizzando così ogni cosa.

L’idea risale già al 2016: era stato il consigliere per l’innovazione di palazzo Chigi, Paolo Barberis, il primo ad immaginare la trasformazione digitale della pubblica amministrazione tramite un’applicazione. Si sono resi necessari due anni di lavoro, ma alla fine si è giunti alla creazione di quanto auspicato da Barberis. La prima tappa è dunque la tracciabilità, giustificata dal Covid-19, ma la digitalizzazione del compravendita potrebbe essere la soluzione del governo all’evitare code presso gli uffici pubblici e i cosiddetti “assembramenti”. Molti italiani sono dunque dell’avviso che la pandemia e la digitalizzazione, con conseguente controllo e mappatura che derivano dall’utilizzo di applicazioni quali quelle citate, siano strettamente connesse fra di loro e si domandano se in effetti il Covid-19 sia solo un pretesto ideato per attuare tale rivoluzione tecnologica o, al contrario, se questa ne sia solo una necessaria conseguenza. 

Fonti

Articolo scritto il 24/04/2020 da Rapisarda Miriam