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Earth Day 2020: cambiamento climatico, scioglimento dei ghiacciai e inquinamento globale

Quest’anno, a causa dell’infodemia (la disinformazione provocata dalla quantità di informazioni distorte), delle fake news e della paura derivante da esse, l’Earth Day 2020 Ã¨ passata inosservata. 

Ogni anno, infatti, da quando il New York Times nel 1970 evidenziò l’importanza di dedicare un giorno al nostro pianeta, si celebra la giornata mondiale della terra.

L’iniziativa, nata principalmente come lotta contro l’inquinamento, ebbe sin da subito una notevole risonanza: coinvolse oltre venti milioni di persone e portò all’emanazione di diverse leggi per l’ambiente, come il Clean Water Act per la qualità dell’acqua e l’Endangered Species Act per preservare le specie in  pericolo d’estinzione. La scorsa settimana, il 22 Aprile, l’Earth Day è arrivato al suo 50° anniversario. Quest’anno il tema centrale è stato il clima, ponendo particolare attenzione al climate change, ovvero al cambiamento climatico.

Dal 2013, anno in cui sono state effettuate le ultime rilevazioni, si è giunti alla conclusione che, se le emissioni di anidride carbonica non fossero scese in maniera considerevole, il ghiaccio dell’Artide si sarebbe sciolto in una delle prossime estati. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters sostiene che lo scioglimento dei ghiacciai avverrà in ogni caso. Questo studio si basa sulle proiezioni elaborate da un modello climatologico chiamato Cmip6 che, sommando dati rilevati sul campo, è in grado di simulare gli scenari climatici possibili. Secondo tali previsioni lo scioglimento dei ghiacciai sarà inevitabile e avverrà prima del 2050. Questo fenomeno determinerà l’innalzamento del livello degli oceani e danni all’ecosistema di specie già in pericolo, come gli orsi polari. Non solo, la superficie scura dell’oceano, in quanto priva di ghiaccio, assorbirà più luce e più calore, aumentando in maniera esponenziale il riscaldamento del pianeta.

“La Groenlandia è sempre più piccola e non ce ne accorgiamo.” Perché? Perché l’attenzione dell’opinione pubblica è rivolta altrove. Infatti, i risultati di uno studio pubblicato sul giornale The Cryosphere hanno dimostrato che nell’estate del 2019 la Groenlandia ha superato ogni record, contribuendo per il 40% all’innalzamento globale del livello del mare. Si parla addirittura di 600 milioni di tonnellate di ghiaccio andate perdute in un anno, pari ad 80 milioni di volte il peso della Torre Eiffel.

Inoltre, un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università di Milano – Bicocca, ha riscontrato un cambiamento nel colore dei ghiacciai sulle Alpi: non è più bianco ma sta diventando sempre più rossastro. Fenomeno già osservato in Groenlandia. Non si tratta, come si era erroneamente ipotizzato, della mescolanza di neve e sabbia del Sahara portata dai venti ad alta quota fin sull’Europa. La tonalità porpora è dovuta a un’alga della specie Ancylonema nordenskioeldii, che porta il ghiaccio a sciogliersi più rapidamente: la sua presenza rende il ghiaccio più scuro, assorbe quindi più calore e ne causa lo scioglimento.Tutto questo è una conseguenza dell’inquinamento globale.

L’inquinamento da plastica è arrivato anche all’estremità del pianeta: un team di ricercatori dell’Istituto per gli studi marini e antartici, guidato da Anna Kelly dell’Università della Tasmania, ha riscontrato la presenza di fibre di microplastica nei ghiacci marini dell’Antartide. I ricercatori hanno esaminato una carota di ghiaccio estratta nel 2009, riscontrando la presenza di 96 particelle di microplastica di 14 differenti tipi di polimeri. La carota di ghiaccio era costituita da polimeri microplastici più grandi di quelli dell’Artico; questo potrebbe far pensare a fonti di inquinamento locale, perché la plastica avrebbe avuto meno tempo per scomporsi in fibre più piccole. Si sostiene che, anziché affondare, le microplastiche rimangano intrappolate nel ghiaccio marino antartico, persistendo così più a lungo alla superficie del mare. Questo esporrebbe i ghiacci al consumo da parte di organismi marini come il krill, arrivando così ai predatori marini più in alto nella catena alimentare.

“L’incertezza del futuro deprime, uccide dentro e noi offriamo un portale verso il futuro” Enzo Incontro.

Fonti

Articolo scritto il 29/04/2020 da Miracoli Anna

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